Mi sembra utile coinvolgere chi legge questo testo critico dedicato specificatamente alla attività pittorica di Claudio Taddei e quindi al particolare merito espressivo delle opere di questa stagione, facendolo partecipe di quelle tappe che hanno contrassegnato il nostro progressivo avvicinamento e attivato quel processo di confronto in base al quale oggi ci troviamo riuniti in questa mirata collana editoriale voluta dal Comune di Bioggio.
Mi sembra rilevante infatti segnalare che l'obiettivo del nostro confronto, scandito nel tempo, in sintonia con una cultura dell'arte fatta di analisi e non di occasionalità, ha promosso la nascita di questo evento editoriale e di questa esperienza espositiva; il percorso avviato e perseguito ha di fatto portato alla centralità delle opere, ai loro insistiti processi di redazione, all'affermazione di qualità linguistico-visive intrinseche al fare della pittura e frutto di insistenza e di deposito della materia cromatica.
In questo quadro, di fronte all'attualità di una serie di opere contrassegnate dall'infittirsi della rete gestuale, si collocano due significativi appuntamenti intermedi che mi hanno permesso di operare costruttivamente sul lavoro di Claudio Taddei e sull'indirizzo dell'attuale evento espositivo; mi riferisco, grazie alle suggestive relazioni di Arminio e Paolo Sciolli, nel primo caso alla sua 'energetica' presenza e presentazione dei suoi processi espressivi, artistici e musicali, nell'ambito delle attività didattiche dell'Accademia di Brera e nel secondo caso assistere direttamente alla contaminazione dei linguaggi nel contesto di una mostra personale, sempre a Milano.
Aderendo al mio invito, partecipando e introducendo la sua testimonianza culturale nella vita dell'Accademia e nel rapporto con un alto numero di studenti, registravo l'asse centrale della sua creatività nel concetto di energia, cioè di un procedere della comunicazione sollecitata da una spinta fisiologica prorompente; costretto a tradurre sul piano teorico, impegnato a mediare con intensità emozionale, un'esperienza creativa, tra musica e pittura, percepivo l'originalità dei suoi risultati, osservavo l'affermazione di un patrimonio articolato, la distribuzione di messaggi percepibili dalla fruizione in maniera diretta, priva di sovrastrutture, di defatiganti elaborazioni. Proiettando video dei suoi concerti e delle performance, Taddei era di fatto riuscito a dar corpo ad una macchina spettacolare, perfettamente condivisa dai giovani artisti di Brera, in cui l'iconografia visiva e la conduzione percussiva del suono, si imponeva attraverso l'appartenenza e la centralità della cultura antropologica: donna-natura, colore-sonorità, gesto che scrive percepibile dall'ascolto e dalla visione.
Nel secondo passaggio lo spazio della galleria mi permise di entrare direttamente all'interno di quello che era stato inizialmente un sistema di fotogrammi, tra l'inquadratura di un'opera e la percussione di un tamburo, tra l'effetto cromatico e quello sonoro, raccolti e vissuti in un video; ricordo infatti che lo sviluppo su due livelli dello spazio espositivo permetteva un percorso di fruizione per 'discesa' tra l'introduzione nel sistema d'immagine della pittura e del segno grafico-policromo dettato dalle grandi opere e l'area dell'evento contrassegnato dal concerto, al cui interno Taddei andò a configurare ciò che avevo appena lasciato: di nuovo l'immagine pittorica. Anche in questo secondo appuntamento risultava manifesta l'energia espressiva come motore in grado di stimolare, produrre, assemblare, scandire i processi creativi e quelli di percezione.
Solo in relazione a questi due momenti specifici ed alle informazioni che ne ho potuto trarre in maniera diretta e partecipata, sul piano estetico e culturale ma anche su quello sensoriale, la mia presenza, solo alcune settimane fa, all'interno dello studio di Taddei e in aperto confronto visivo con le opere, mi ha permesso di interfacciarmi con il progetto della mostra e condividere un orientamento.
Stando all'interno dello studio, avevo notato la presenza di due 'frammenti' di pittura caratterizzati da un'intensa stratificazione di colore ed una fitta rete di segni; accanto alle grandi tele, alla successione dei volti femminili ed alla affermazione spettacolare dei corpi, le ridotte dimensioni delle tele mi segnalavano un'area della sua ricerca meno spettacolare, più intima e attentamente redatta sul piano della pittura. Parallelamente a questa scoperta, che apriva un diverso sguardo, ricevevo direttamente dall'artista una serie di testi-poesie quale patrimonio sensibile e fondamento della volontà espressiva del dipingere e del comporre. Queste due 'scoperte' non potevano essere collegate da una relazione stretta che mi sono promesso di convertire nel nostro confronto ponendole al centro del mio apporto critico alla mostra.
Si è trattato di specificare sul piano espositivo, rispetto all'ampia dimensione spettacolare del lavoro di Taddei, una comunicazione pittorico-poetica rivelatrice di quell'area 'riservata' che forse in pochi conoscono ma che fornisce alla lettura un'area di pensiero e di meditazione; lungo lo sviluppo di queste settimane, sconfiggendo e forse accettando il confronto con le fatiche di una battaglia per vivere, mi hanno raggiunto tutti i più recenti fotogrammi testimoni di una nuova pittura e di un approfondito tracciato segnico, condizionato dal contributo 'caldo' della materia cromatica.
Attraverso la lettura di una pittura insistita, caratterizzata dalla crescita e dallo sviluppo per contaminazione nello spazio stretto di un alto tasso di immagini, si avverte quanto la matassa 'antropologica' dei suoi interessi sia radicata in profondità, rapportandosi ai valori vissuti di una cultura sud-americana ed al suo mirato patrimonio simbolico.
Dalla lettura delle più recenti immagini del lavoro di Taddei, ritagliato e specificato con nuove opere, si potrà svelare i caratteri e le dimensioni culturali, la loro frequentazione sul piano di una intensa partecipazione umana, del suo lavorare sulla contaminazione tra arte e musica, tra poesia e pittura, tra performance del suono e del colore.
di Andrea Del Guercio, Titolare della Cattedra di Storia dell'arte Contemporanea, Accademia di Belle Arti di Brera, Milano