Giuliano Togni, pittore
Formazione artistica all’Accdemia di Belle Arti di Parigi e di Roma. Formazione pedagogica cantonale. Responsabile dei progetti guidati come insegnante presso il Liceo Artistico del C.S.I.A. (Centro Scolastico Industrie Artistiche) di Lugano. Associato a Visarte Sezione Ticino, ho tutelato gli interessi dei soci come presidente per circa dieci anni.
In collaborazione con i colleghi ho organizzato mostre con enti pubblici e privati di cui tre biennali di Cureglia (promotore Dr. Silvio Moor) e gli architetti Panzeri Galfetti e Vacchini. Ho realizzato mostre personali e partecipato a mostre collettive in Svizzera e all’estero. Eseguo opere di tela estroflessa e legno incastonate in pannelli di legno laccati. Primo premio pittura città di Grado, premio decorazione asilo di Ronchetto, premio pittura Santhià, premio scultura dogana Ch. di Basilea autostrada. Con Antonio Taddei ed Emilio Gilardi sono stato il promotore dell’arredo artistico nel paese di Brè. Ultima personale al Convento del Bigorio. Ho eseguito affreschi tematici in cimiteri, chiese,
e su invito di Bixio Candolfi affreschi a Comologno.
Il desiderio di un incontro
nelle opere di Giuliano Togni*
Il desiderio è un archetipo, un’esperienza radicale della nostra umanità, fin dalla nascita di Eros, concepito durante una notte calda di libagioni in onore di Afrodite, la dea della bellezza.
Ma Eros è brutto: è figlio di Povertà, venuta a mendicare al banchetto, e di Espediente, un semidio ospite di Afrode. Eros è brutto, mancante come la madre, ma cerca la bellezza, la insegue come indica suo padre.
Eros è archetipo del desiderio, di un desiderio inaugurale, originario, di un’inquietudine esistenziale che è tensione verso un altrove che rimane sempre altrove, ma sa mettere in movimento i battiti della nostra vita.
Nelle opere di Giuliano ho percepito il dipanarsi lento e armonioso di questo desiderio inaugurale e della sua verità. Perché il vero incontro è tutto custodito nel desiderio, nell’esporsi dello sguardo, del cuore e del pensiero, alla fragilità di una bellezza che chiama.
Sono opere che alludono a luoghi simbolici di un viaggio, anche dell’anima, tra le cose del mondo incontrate anche nella loro fisicità, una fisicità che emoziona e commuove.
Commozione e gratitudine, nel raccogliersi dell’artista, e nel suo gesto, navigano verso un approdo più intimo, verso nuove forme e nuovi colori, come se sulle tele di Giuliano nascessero per la prima volta.
E proprio come nel mito, spesso evocato nelle sue opere, nel trasfigurarsi di vissuti ed immagini, e nelle loro ricomposizioni, c’è tutto il fluire della vita: nascita e rinascita della vita.
La poesia di un’eterna danza cosmica.
Testo di Lina Bertola