Margaret Perucconi, percorsi e racconti
Dalmazio Ambrosioni
La mostra di Bioggio riunisce opere degli ultimi anni, oli su tela di vario formato. Avvicina dipinti recenti, anche degli ultimi mesi, con altri precedenti così sottolineando il filo di continuità che percorre l’opera di questa pittrice il cui curriculum la pone tra le più rappresentative della scena pittorica svizzera. Lo confermano le esposizioni in Musei e Gallerie in Svizzera (oltr’alpi: Basilea, Ginevra, Soletta; in Ticino: Ligornetto, Rancate, Lugano, Bellinzona, Locarno, Mendrisio ecc.), in Germania (Wolfsburg, Lüben, Wittingen) e in altri Paesi, come nei musei di Riga, in Lettonia, e di Budweis, nella Repubblica Ceca.
Nata a Soletta, trasferitasi adolescente in Ticino, Margaret Perucconi da anni ha il suo atelier in quell’autentico balcone sulla natura e sul lago che è Iseo, nel Malcantone. Qui prosegue un’avventura espressiva consistente in un personale, delicato quanto efficace confronto con l’arte contemporanea, che ha approfondito con regolari soggiorni di studio nelle capitali dell’arte, da Parigi a Roma, da Amsterdam a Londra e New York. Con la sua pittura immette nel panorama artistico svizzero-italiano un apporto molto personale, in cui il paesaggio diventa interiore, così perdendo i tratti del realismo per spingersi fin sulla soglia dell’astrattismo. Allora è interessante cercare nei suoi dipinti percorsi e storie che partono da sintetiche indicazioni oggettive (una casa, una strada, un monte…), talvolta geometriche (semicerchi, angoli, rettangoli, punti, incroci, linee parallele…) o linguistiche come le lettere dell’alfabeto. In questo modo va sintetizzando situazioni di vita e di memoria, ulteriormente precisate dalle soffuse, delicate stesure di colore ove si leggono, come in filigrana, indicazioni paesaggistiche e abitative, luoghi e territori, orli e periferie, mappe aeree, talvolta forse cieli e mari.
Lungo il suggerimento di trame leggere, racconta storie riferite all’esistere, ma filtrate attraverso il ricordo, la memoria, talvolta la nostalgia in equilibrio su un filo di poesia. I suoi segni, diventati negli anni sempre meno realistici e più mentali, sono raccolti entro brani di colori pastellati nei quali tanto l'assenza di ombre quanto le tonalità chiare, luminose e come diluite, infondono nell'immagine un senso di evocazione e sogno, di rinuncia e al tempo stesso di desiderio. Cosicché più del paesaggio, dei panorami e delle cose, nei suoi dipinti gli spunti iniziali velatamente espressionisti sfociano in una cultura figurativa mediterranea, sensibile a stagioni come quelle del Chiarismo, del Naturalismo fino al Simbolismo. Sempre però con una pittura trattenuta ed evocativa, fedele ad una misura classica.
Con le opere più recenti conferma un percorso pittorico propositivo, che parte da una sua particolare e caratteristica preparazione della tela per proporre immagini dalle delicate tonalità nell’incontro tra memoria e immaginazione. I suoi colori pastello – i più ricorrenti sono rosa e gialli chiari, blu, verde e lavanda - hanno una saturazione bassa e propongono significati diversi con un linguaggio silenzioso ma assolutamente percepibile, che suscita esperienze e suggestioni. Nei raccordi tra luoghi e memorie, segni e paesaggi interiori e nella dislocazione di elementi realistici in prospettive aperte e direzioni appena accennate, la lentezza dello sguardo emotivo riporta ad una successione di motivi interiori. Che invitano al viaggio e alla scoperta ma, al tempo stesso, a godersi il proprio spazio interiore di poesia.