Il percorso espressivo ed artistico di Raffaella Ferloni si nutre di tutte quelle sfaccettature che noi chiamiamo “quotidianità”: dai dettagli semplici di esperienze di ogni giorno, alle notizie che si possono trovare nei giornali e nei diversi media, passando da una moltitudine di immagini trasposte. Le opere disegnate, dipinte o animate diventano così il contributo personale dell’artista al riguardo di un flusso ormai infinito di immagini derivanti dai mezzi di comunicazione di massa.
La trama del vissuto viene così rielaborata in opere su carta, tela, cartone da pacco, dove il filo conduttore va sovente a riprendere la composizione delle “graphic novel”, un genere narrativo del fumetto in cui le storie hanno la struttura di un romanzo. I pastelli, gli acrilici e gli olii definiscono così dei romanzi visivi, che nascono magari anche da un fatto apparentemente banale, e che poi si rivela essere fondamentale e di svolta cruciale per chi lo ha vissuto. I soggetti di Raffaella, infatti, si rincorrono tra presente passato e futuro e traggono ispirazione anche dalle realtà che sono state “alimento urbano” per le grandi metropoli. Quello di Raffaella è un discorso che ritroviamo spesso anche nella street art: un porsi in relazione con l’ambiente cittadino, decorticato e quasi radiografato per diventare elemento di percorso sia mentale sia analitico. In lei troviamo facilmente immagini che si estendono attraverso dettagli descrittivi biografici. Figure di donna, coppie, soggetti anonimi, per esempio, presi dalle riviste, con pose estreme, con scorci e tagli che non permettono fraintendimenti.
Ritratti intimi e fraseggi calibrati dalla mano attenta dell’artista. Quale è il vissuto di ognuno di questi personaggi?
“La città consente di vedere senza essere visti e di essere visti senza vedere” Serge Daney
Nulla è mai prettamente e gratuitamente artificiale e la costruzione delle pose dei soggetti si basa su pochi e chiari elementi. I lavori di Raffaella entrano, appunto, in relazione con la semplicità. Ma non con una semplicità “banale”, perché il suo è un percorso rappresentativo complesso.
Sul tema, Hermann Hesse aveva a suo tempo ben esposto la questione: “... neanche in principio vi è veramente né innocenza né semplicità, ... tutto ciò che è creato --‐ e dunque anche le cose apparentemente più semplici --‐ sono già molteplici, buttate nel fiume del divenire. Non si può tornare indietro alle origini e l’uomo (o la sua storia) non è una forma fissa o permanente.”
Raffaella espone con successo in Svizzera e all’estero. Da molti anni collabora con la RSI per cui ha realizzato stampati, animazioni in 2D, sigle per programmi e illustrazioni per gli sfondi scenografici. Sono già più di 1000 gli sfondi realizzati per il programma il Gioco del Mondo. Suddivisi prevalentemente in cinque serie descrittive: la città, la natura, i paesaggi, i fiori e l’essere umano nelle sue diverse attività e manifestazioni.
Attraverso queste sue mille sfaccettature pittotiche Raffaella esprime al meglio le narrazioni poetiche che sono in realtà racchiuse in ognuno di noi, prediligendo un linguaggio più profondo ed intimo che spesso risulta essere l’unico vero linguaggio della contemporaneità.
Aymone Poletti, luglio 2019